Che ti sia tolto il corpo
Andrea Piccolo
/ Categories: Società

Che ti sia tolto il corpo

La nuova -ma solo per i più distratti- frontiera del decostruzionismo giuridico

Non sono un giurista, né uno storico. Ci sono però fatti e avvenimenti che non richiedono la competenza di un tecnico o di uno specialista per essere identificati immediatamente e riconosciuti come significativi ed epocali.

Quando vedemmo in televisione, in diretta, le riprese dello smantellamento del Muro di Berlino, non furono né le nozioni apprese a scuola né la nostra professionalità a dirci che stava cambiando il mondo in cui eravamo cresciuti. Come quando guardiamo le immagini del bombardamento di Hiroshima: non è il grado di conoscenza che abbiamo delle leggi fisiche a rivelare l’inganno di una scienza che avrebbe dovuto condurci a una pace universale se gli scienziati fossero stati messi al comando degli stati. E ancora, ma gli esempi potrebbero moltiplicarsi a lungo, non fu nessuna competenza sociologica o di scienza delle relazioni internazionali a scuotere e atterrire i cittadini dell’impero il giorno che si risvegliarono mentre i Visigoti saccheggiavano Roma.

Eppure, altri eventi ugualmente drammatici ed ugualmente catastrofici avvengono senza strepito, mentre le coscienze non si accorgono di quanto si svolge in modo assolutamente evidente e alla luce del sole.

Così avvenne, ad esempio, nel caso della deportazione e sterminio degli Ebrei: si è stabilito che il 27 gennaio di ogni anno l’intera comunità internazionale celebri il Giorno della memoria per commemorare l’Olocausto, ed è stata scelta quella data in quanto anniversario dell’ingresso dell’Armata Rossa nel campo di Auschwitz. Ora, perché commemorare il giorno in cui tutto si è concluso e non, se si vuole che sia un monito per le generazioni future affinché non succeda più, il giorno in cui tutto è cominciato? Per il semplice motivo che non c’era nessuna memoria capace di ricordare il giorno in cui, la prima volta, entrarono in casa del mio vicino per portarlo via.

24 aprile 2018: il giudice Sir Anthony Paul Hayden della Corte Suprema inglese respinge l’ennesimo ricorso presentato dai genitori di Alfie Evans perché il loro figlio non sia ucciso. Alfie è un bambino di 23 mesi, affetto da una malattia che non è stato possibile ancora diagnosticare, ma di fatto degenerativa e presumibilmente incurabile, ricoverato presso l'Alder Hey Hospital di Liverpool. I medici decidono che per Alfie non solo non c’è nessuna speranza, ma anche che è meglio per lui staccarlo al più presto dalla macchina che lo fa respirare e lasciarlo morire. Dopo un lungo procedimento giudiziario. Il 20 aprile 2018, lo stesso giudice Hayden menzionato prima respinge l’ultimo appello perché Alfie sia mantenuto in vita e stabilisce che sia stubato il successivo lunedì 23. Alfie però vuole dire la sua, e invece di morire nel termine massimo di 15 minuti, come pronosticato da tutto lo staff medico, continua a respirare. Il problema imbarazzante di un bambino che respira è che finché continua a farlo non riesce a morire, così l’ospedale ha pensato di risolvere nel modo più semplice: né idratazione né cibo, che per un bambino così piccolo e debole, stremato dalla fatica di respirare significa morte certa in brevissimo tempo. Ad Alfie però non hanno fatto i corsi base di infermieristica, dove viene spiegato che dopo essere stati intubati così a lungo non si riesce a respirare senza una terapia riabilitativa e che senza alimentazione e idratazione in quelle condizioni si muore di inedia, così nella sua beata ignoranza continua a respirare e vivere. Forti dell’evidenza che il figlio non è terminale come lo si voleva e vive a dispetto di tutto, i genitori fanno nuovamente appello al giudice Hayden per poterlo curare in Italia o almeno portarlo a casa, e così arriviamo alla data del 24.

Chi ha seguito un po’ la vicenda di Alfie non può non notare l’assurdo e scandaloso accanimento per uccidere un bambino sulle cui condizioni reali si è mentito ripetutamente, al punto da far nascere spontanea la domanda se l’ospedale abbia qualcosa da nascondere in questa vicenda, come scandalizza la pervicacia del giudice ad ignorare l’evidenza dei fatti che contraddicono quanto affermavano le perizie mediche ostinandosi a decretare la morte del piccolo Alfie. Ma il 24 aprile è successo anche qualcos’altro, perché respingendo l’appello dei genitori, il giudice Hayden ha stabilito che Alfie, una persona che respira e vive autonomamente senza nessun ausilio di sorta e, diciamolo anche se è una ovvia evidenza, non è accusato di reati, non può andare all’estero a farsi curare. Quanto al poter tornarsene a casa, decide invece che deciderà l’ospedale. Per capire la portata di questa sentenza bisogna fare un passo indietro. Un lungo passo fino al Medioevo.

Il 15 giugno 1215, nella città di Runnymede, poco distante da Londra, il re d’Inghilterra Giovanni, detto senza terra, firma un documento che passerà alla storia col nome di Magna Charta. I diritti sanciti da questo documento rappresentano un precedente unico nella storia del regno, e pur normando i rapporti del Re coi vassalli, limitatamente ai baroni quindi, senza comprendere tutti i sudditi, “è ritenuta però fondamento delle libertà costituzionali inglesi poiché le istituzioni politiche feudali, quali erano consacrate anche nella Magna Charta, si trasformarono nelle istituzioni politiche costituzionali moderne” (cfr. Treccani online, corsivo mio). Per un inglese quindi, e in particolare per un giurista, parlare della Magna Charta è come per noi parlare del Diritto Romano: non si dà giurisprudenza senza quei principi a fondamento.

Al numero 39 della Magna Charta leggiamo:

Nullus liber homo capiatur, vel imprisonetur, aut disseisiatur, aut utlagetur, aut exuletur, aut aliquo modo destruatur, nec super eum ibimus, nec super eum mittemus, nisi per legale judicium parium suorum vel per legem terre.

Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato, privato dei suoi diritti o dei suoi possedimenti, messo fuori legge, esiliato o altrimenti rimosso dalla sua posizione, né noi useremo la forza nei suoi confronti o demanderemo a ciò altre persone, se non per giudizio legale dei suoi pari e per la legge del territorio.

Il principio dell’habeas corpus -letteralmente che tu abbia il (tuo) corpo- , che afferma l’inviolabilità della persona fisica, vede qui la luce e nei secoli, variamente riformulato, travalica i confini del regno britannico e viene recepito nell’ordinamento di tutti gli stati democratici moderni. Nella Costituzione italiana è sancito dall’articolo 13.

Il 24 aprile il giudice Hayden con la sua sentenza ha cancellato 800 anni di Giurisprudenza dichiarando superata definitivamente la Magna Carta e il principio dell’habeas Corpus

Per un fatto simile, il primo ministro inglese, tutto il Parlamento, i sudditi della corona (la Regina no, glie ne diamo atto, perché la Magna Charta limitò il potere assoluto del sovrano) e gli stessi giudici impegnati in altri procedimenti avrebbero dovuto interrompere quello che stavano facendo, precipitarsi dal giudice Hayden e cacciarlo a vita dal suo incarico con menzione di disonore per aver violato i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico, insultato la storia del regno e beffeggiato l’identità del popolo inglese.

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Ma come dicevo, quando sono venuti a portare via il mio vicino avranno avuto i loro buoni motivi. …dopotutto avevano le insegne della polizia e chissà cosa avrà fatto per farsi venire a prendere come un ladro. E poi, non sono nemmeno sicuro che fosse l’altro ieri perché forse era qualche settimana fa e io in realtà me ne sto già dimenticando.

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