Andrea Piccolo
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Il mio Halloween

Quando ero ragazzo, l’unico modo di sentir parlare di Halloween era leggendo le strisce di Peanuts, e in verità non era che proprio si parlasse di Halloween: c’era giusto questo bambino di nome Linus che la notte di Halloween si appostava nel campo di zucche per vegliare in attesa del Grande Cocomero; oltretutto nell’edizione italiana “pumpkin” veniva proprio tradotta “cocomero” anziché “zucca”. Insomma, le informazioni in merito erano veramente poco chiare.
Andava un po’ meglio coi film di produzione americana, che però ho iniziato a vedere successivamente, dove gli spaccati di vita famigliare mostravano bambini che percorrono schiere di ville e casette suonando al campanello e recitando il classico adagio per avere qualche dolciume.
Negli anni ’90, se qualcosa è apparso in esposizione nei negozi o ad addobbare le vetrine è stato talmente sporadico da passare di fatto inosservato. Tutt’al più poteva capitare di trovarsi coinvolti in dialoghi del tipo:

- Sai che stasera è la notte di Halloween?
- Davvero?!?
- Si, si. Stanotte.
- Ah, però!
- Vero?
Insomma, dietro il nome della ricorrenza mancavano proprio i contenuti.

La reale comparsa del fenomeno si è avuta all’inizio del terzo millennio, ma non per causa dei millenaristi; molto più prosaicamente a motivo dell’euro che, portandosi via in una notte il 30% del nostro potere d’acquisto, mise in chiaro da subito chi comandava.

I gadget arancioni e neri che da un paio di anni facevano comparsa nel mese di ottobre, sotto la spinta di una esigenza economica di fare cassa si trasformarono, per effetto di una azione di marketing, in un fenomeno di massa consumistico. Il modello americano era sufficientemente noto e adatto ad essere proposto a casa nostra, mentre la ricorrenza cadeva in un periodo dell’anno che ben si prestava ad uno sfruttamento commerciale.
Questa in estrema sintesi la storia di come Halloween è arrivato in Italia: importato dagli USA e potenziato nella sua dimensione consumistica. I Celti non hanno avuto nessuna parte in questo. Si badi, non voglio dire che le forme più antiche di questa festa non affondino le radici nella cultura Celtica e nella sua religiosità, ma la festa di Halloween come è arrivata in Italia non aveva nessun riferimento diretto ai Celti e alla loro cultura.

Adesso si stanno diffondendo a ritmo senpre più incalzante studi e analisi che mettono in relazione i vari aspetti della festa di Halloween e  i risvolti inquietanti di una religiosità pagana nel miglier dei casi.
Mi pare che a questo proposito le indicazioni di Paolo siano chiare: gli idoli non sono niente, e mangiare carni immolate agli idoli non è diverso dal mangiare qualsiasi altra carne, ma chi dovesse farmi osservare che si tratta di cibo immolato dimostrerebbe per ciò stesso la sua debolezza, e io non lascierò che la mia libertà e la mia conoscenza possano indurre la coscienza del mio fratello debole a credere che gli idoli o le carni immolate siano qualcosa.

Pertanto la sera del 31 ottobre accompagnerò mia figlia e alcune sue amiche per le strade del borgo, abitiamo in un piccol paese che ricrea bene l'ambientazione delle migliori commedie di Hollywood, e passeremo un'ora di svago in cui raccoglieremo un sacco di caramelle, biscotti, e cioccolatini che poi le bambine si divertiranno a raggruppare e catalogare quasi dovesse trattarsi di una collezione di francobolli.
Quello che faremo non avrà nulla a che spartire con sabba, rituali nordici e new age nè nella sostanza nè nella forma, anche l'aspetto consumistico sarà praticamente assente; spiccato invece il riferimento ai film americani. Soprattutto non avrà niente a che fare con la festa dei Santi.
Se qualcuno si sentirà in dovere di farci notare il colllegamento con pratiche idolatre, vere o presunte, per non turbare la coscienza di costui interromperemo subito la nostra passeggiata e riporterò le bambine a casa.

Normalmente non avrei dovuto dare nssuna giustificazione , soprattutto "ex ante", del fatto che io accompagni i miei figli a giocare o consenta loro di divertirsi ancorchè in forma strutturata secondo un vago cerimoniale, dato che a priori non contrasta con la fede Cristiana.
A questo proposito vorrei fare osservare a chi è zelante nel cercare sistematicamentei riferimenti a Cristo nelle nostre azioni quotidiane, che se è vero che devo essere Cristiano sempre, non è detto che sia opportuno e buona testimonianza avere sempre continui riferimenti espliciti e diretti a Gesù, che potrebero trasformarsi a seconda dei casi in un intercalare o una fissa.

A chi è preoccupato dell'aspetto rituale privo di patente di ortodossia Cristiana, faccio presente che la sfera sociale nell'uomo fa parte di "come l'uomo è fatto", sono perciò innumerevoli gli esempi di rituali "laici" cui un buon Cristiano può, e in alcuni casi è tenuto a, conformarsi.

A chi indaga le radici nascoste, l'ispirazione e l'influenza di potestà nemiche di Cristo, chiedo di non lasciarsi prendere dalla Sindrome del Crociato, chè il loro lavoro è importante ma deve essere persentato in modo consistente. Ad esempio, la produzone di testi e studi sulla genesi e ispirazione satanica del rock è vastissima, per miei gusti personali non ascolto quel genere musicale ma in occasione della morte di Lou Reed sono venuto a sapere che numerosi cristiani ascoltano volentieri la musica di quel discutibile (per lo stile di vita) artista, e oggi ho letto che alcuni giovani hanno fondato un complesso rock di ispirazione Cristiana. E' evidente che da qualche parte bisogna aggiustare la mira.

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